Ve lo ricordate il metodo Stamina del Prof. Vannoni? E il polverone che si era creato per poter garantire le cure a base di cellule staminali affette da malattie rare? Sembra che il caso non si sia smontato, anzi. In questi giorni il Prof. Vannoni avrebbe dovuto consegnare il protocollo per l’avvio della sperimentazione del metodo stamina, ma l’incontro è slittato perchè secondo il presidente della Stamina Foundation sono necessari ancora dei tempi tecnici per ultimare la standardizzazione del metodo, indispensabile per renderlo riproducibile in laboratorio anche da biologi “terzi”. Questo rinvio però non è il primo e dal mondo scientifico e non iniziano a sorgere i primi dubbi sulla reale esistenza di un vero e proprio metodo Stamina, e ora come se non bastasse anche l’autorevole rivista Nature si scaglia apertamente contro il Prof. Vannoni, accusandolo di aver usato immagini altrui, nella deposizione del brevetto, per testimoniare la buona riuscita del suo metodo. Le immagini secondo Nature sarebbero state prese da un precedente studio scientifico condotto da ricercatori russi e ucraini nel 2003. Nature non è riuscita ad avere la foto originale ma ha rintracciato una scienziata che ha preso parte a quella ricerca, tale Elena Schegelskaya, la quale ha confermato tutto. Se realmente tutto ciò fosse vero, cadrebbero tutte le ipotesi fatte da Vannoni e dal suo staff e il governo italiano di certo non farebbe una buona figura, visto che ha ceduto, sulla base di elementi taroccati, alle pressioni di questa fondazione affinchè venissero erogati 3 milioni di euro per iniziare una sperimentazione vera e propria. Ovviamente scriviamo con il beneficio del dubbio, fino a quando il Prof. Vannoni non presenterà il suo metodo all’Istituto Superiore di Sanità che stando al suo dire avverrà la prossima settimana. Di certo rimane la sofferenza delle persone affette da queste gravi malattie che sperano ancora nella lealtà di chi per ora ha agito nel loro interesse, se così non fosse dovremmo farci tutti un esame di coscienza e dare credito alle ricerche vere e proprie fatte secondo i criteri tradizionali.
Qui una delle foto incriminate, pare evidente la somiglianza